Don BOSCO (Castelnuovo d'Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888)
fu il fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
ANNI DEL FOCOLARE
Giovannino Bosco (per la mamma e per tutti solo e sempre Giuanìn) fin da bambino andava matto per i divertimenti. Fra tutti però preferiva il gioco della lippa, che consisteva nel ricacciare con un'asta di legno una specie di cilindro, anch'esso di legno, gettato da un compagno.
Accadeva spesso, ahimè! che la lippa, lanciata da un inesperto, lo colpisse in pieno volto o in testa e allora tutto malconcio e sanguinante correva dalla mamma a farsi medicare.
Mamma Margherita lo rimproverava:
- Perché vai sempre con quei compagni? Non vedi che sono cattivi e ti fanno del male?
- Appunto perché sono cattivi vado con loro. Se ci sono io, stanno più buoni e non dicono parolacce.
- E intanto, vieni a casa con la testa rotta! - È stata una disgrazia...
- Sta bene... ma non andare più in loro compagnia. - Mamma!...
- Mi hai inteso?
- Se è per farvi piacere, non ci andrò più; ma pensate che, se mi trovo in mezzo a loro, fanno come voglio io, e si astengono dalle risse e dalle parole cattive.
La mamma era alquanto perplessa, ma, temendo di impedire un bene, dopo un po' di esitazione lo lasciava andare.
Giovanníno, presago fin d'allora della sua missione fra i ragazzi, correva, con la testa fasciata, al gioco interrotto, atteso ed acclamato da tutti per la sua ingenua allegria e per i suoi tratti spiritosi, e gridava ai compagni in tono di scherzo:
- Mi raccomando la testa! ... almeno la testa!
Giovannino è orfano dall'età di due anni. Margherita, la mamma, è donna dolce, ma energica e forte. Deve fare da madre e da padre. In un angolo della cucina c'è un bastoncino flessibile, la « verga ». I ragazzi sanno a cosa serve. Margherita non l'usò mai, ma non la tolse mai dal suo posto.
Un giorno Giovannino, per la fretta di correre alla « lippa », dimenticò di chiuder la porta della gabbia dei conigli, dopo avergli dato da mangiare. A sera fu una fatica nera ripescare tutte le bestiole disperse nei prati. Appena Giovannino rientra in casa si sente chiamare: - Giovannino, portami la « verga ».
- Perché? Cosa ne volete fare? - chiede peritoso. - Portamela e vedrai!
Giovannino va nell'angolo, prende la verga e la porta alla madre, con aria da martire.
- Voi volete accarezzarmi le spalle, lo so! - E perché no, se mi fai di queste scappate? - Mamma, non lo farò più, mai più!
Giovannino abbraccia la mamma e la verga ritorna al suo posto.
Un giorno, nel gioco, la « lippa » si rompe. Giovannino e Giuseppe ne tengono una di ricambio sull'armadio di cucina ove sono anche riposte le olle, le bottiglie e i fiaschi di vino. Corre in casa, sale su una sedia e cerca la lippa, ma nella fretta urta nella olla che cade a terra e si spezza, versando tutto l'olio sul pavimento. Confuso, si dà da fare per spazzar via tutto. Ma come farà a tener la cosa nascosta alla mamma? L'olio è così caro!
Pensa e ripensa, va incontro alla madre che è andata al mercato. D'un tratto la vede da lontano. Svelto, taglia un bel ramo da una siepe, lo pota ben bene e corre verso la mamma.
- Come state, Mamma? Avete fatto buon viaggio? - Sì, Giovannino, e tu sei stato buono? – Mamma Margherita intuisce la manovra del piccolo mariuolo. - Oh, sentite, mamma, volevo dire... Prendete! - e le porge la verga.
- Eh, tu me ne hai fatta qualcuna delle tue!
- Sì, mamma, questa volta l'ho fatta grossa e merito il castigo.
- Che ti è successo?
- Ho rotto il vaso dell'olio - e narrò il fatto.
- Giovannino, mi dispiace per l'olio, ma sono contenta che non dici bugie a tua madre. Un'altra volta sta' più attento, perché, lo sai, l'olio è caro!
La mamma sorride e Giovannino l'abbraccia.
Giovannino è abilissimo nell'arrampicarsi sugli alberi. Pare uno scoiattolo. Un giorno scala una grossa quercia per prendere una nidiata di uccellini.
In un batter d'occhio è alla cima; ma la nidiata si trova all'estremità di un lungo ramo, che facilmente cede sotto i suoi piedi, e si piega.
Giovanni non si perde d'animo. Adagio adagio raggiunge il nido e, ad uno ad uno, si pone in seno gli uccellini.
Fin qui, la cosa è andata liscia; ma il guaio consisteva nel ritornare verso il tronco! Difatti ecco che, ad un tratto, gli scivola un piede, ed egli rimane sospeso per le mani.
La posizione è critica assai. Giovannino lo intuisce e, dopo disperati tentativi per rimettersi sul tronco che sempre più cede, si lascia andare, molleggiandosi con precauzione e s'industria di cader ritto, sulla punta dei piedi e rimbalzando in avanti.
L'acrobazia riuscì a meraviglia; ma restò intontito dallo stramazzone preso da ricordarsene per un bel pezzo.
Giovannino è coraggioso ed intrepido. Trovandosi una volta in casa dei nonni materni, sentì parlare di spiriti e dire che in quella casa s'udivano dei rumori più o meno duraturi, ma sempre strani e spaventosi.
Una sera, nel più bello della veglia, si sente sul soffitto un colpo, come di un cesto pieno di bocce; poi, un rumore sordo e lento, che va da un angolo all'altro della stanza.
Tutti tremano.
- Che sarà mai?!
- Gli spiriti, gli spiriti!
Tutti fuggono; Giovannino solo grida: - Voglio andar a vedere che cosa c'è. Prendete il lume.
Alcuni si fermano, prendono dei lumi e lo accompagnano per la scaletta di legno che mette al soffitto. Giovanni spinge la porta, entra e, alzando la lucerna, guarda attorno.
Non c'è nessuno; tutto è silenzio.
I presenti si affacciano anche loro; alcuni anzi entrano; ma tosto dànno un grido e si precipitano fuori.
Un cesto da grano capovolto ondeggiava, si muoveva e avanzava lentamente.
Alle grida il cesto si era fermato; ma poi riprese a muoversi e venne ai piedi di Giovannino. Attento! È un cesto stregato!
Deposto il lume su una vecchia scranna, Giovannino si curva, stende le mani e lo tira a sé.
- Lascia!... Lascia!... - gli gridano in coro; ma egli non dà retta e coraggiosamente lo solleva.
Là sotto c'era una grossa gallina che la padrona aveva messo in soffitta a covare e aveva dimenticata.
Siccome nel cesto appeso al muro erano impigliati dei granelli di frumento, la gallina, affamata, aveva cercato di beccarli; ma il cesto, rovesciandosi, l'aveva fatta prigioniera.
I discorsi che si facevano di spiriti, di magie e di streghe, e specialmente la paura, avevano fatto credere che si trattasse di cose orribili e diaboliche.