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ANNO CHE VA ... ANNO CHE VIENE ...



"Ciao! Io sono l'anno vecchio. Sono troppo stanco, vado via. Arriva l'anno nuovo".

Poesia dedicata al 2010 che se ne va ed al 2011 che arriverà!

Addio caro vecchietto, porta con te tutti i dolori del mondo. Benvenuto dolce bimbetto, con il faccino tondo, tondo. Porta con te poche cose, ma che siano solo rose. Ci accontentiamo di pochino, salute e lealtà, non guasterebbe qualche soldino... ma più di tutto felicità.

Carissimi amici, è un piacere per noi ritrovarci qui tutti uniti in un abbraccio circolare per scambiarci gli auguri...quali?

I seguenti:










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Auguri a tutti quanti



Auguri spumeggianti …

auguri a tutti quanti…

di cuore un buon anno …

con un brindisi di Capodanno.

Un augurio per chi è malato

Per un Nuovo Anno fortunato

e un pensiero luccicante

per chi per me è molto importante!

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GENNAIO



GENNAIO



CELEBRAZIONI

Capodanno

Epifania


S. Antonio Abate (17 gennaio)


S. Giovanni Bosco (31 gennaio)

POESIA


Il PRIMO GIORNO DELL'ANNO

Lo distinguiamo dagli altri

come se fosse un cavallino

diverso da tutti i cavalli.

Gli adorniamo la fronte

con un nastro,

gli posiamo sul collo sonagli colorati,

e a mezzanotte

lo andiamo a ricevere

come se fosse

un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia

al pane di ieri,

come un anello a tutti gli anelli...

La terra accoglierà questo giorno

dorato, grigio, celeste,

lo dispiegherà in colline

lo bagnerà con frecce

di trasparente pioggia

e poi lo avvolgerà

nell’ombra.

Eppure

piccola porta della speranza,

nuovo giorno dell’anno,

sebbene tu sia uguale agli altri

come i pani

a ogni altro pane,

ci prepariamo a viverti in altro modo,

ci prepariamo a mangiare, a fiorire,

a sperare.

Pablo Neruda

Sono vere queste caratteristiche dei nati in gennaio ?

Ambiziosi e seri.

Adorano insegnare ed imparare.

Cercano sempre i difetti e le debolezze delle persone.

Piace criticare.

Lavoratori e produttivi.

Sensibili e con pensieri profondi.

Taciturni tranne quando sono tesi.

Riservati.

Molto cortesi.

Tendenti ai raffreddori.

Romantici però non lo dimostrano facilmente.

Adorano i bambini.

Leali.

Hanno grandi attitudini sociali.

Si ingelosiscono facilmente.

Inamovibili nei loro giudizi e molto cauti con il denaro.

PROVERBI

Sereno a Capodanno, sereno tutto l'anno

La luna di gennaio è la luna del vino.

Gennaio sicco, massaro ricco (Cilento)

Freddo a gennaio fa ricco il granaio

La luna di gennaio fa luce come giorno chiaro

Che Iddio ci guardi da un caldo gennaio!

Per Sant'Antonio o la neve o il tempo buono

Gennaio bello febbraio in mantello

Gennaio è per metà festaio

Se c'è l'erba a gennaio, chiudi il grano nel granaio (Cilento)

Se Gennaio sta in camicia, Marzo ti canzona.

Per sant'Agnese (21 gennaio) lucertole per il maggese

Per san Feliciano (24 gennaio) sali il monte e guardi il piano

Gennaio dei gatti, febbraio dei matti



I giorni della merla vanno dal 29 al 31 gennaio



A GENNAIO.. fa freddo … ma non per tutti ...

A dieci persone fu chiesto di completare una frase cominciante con le parole “In gennaio...”.
Otto risposero: « In gennaio fa freddo ».
E' difficile in questo mese sentire una conversazione dove non si accenni, almeno di sfuggita, ai rigori dell'inverno.
Chi è per il freddo e chi contro: ma in ogni caso si finisce per ripetere i soliti tre o quattro luoghi comuni.
Vediamo, allora, l'opinione di qualche famoso personaggio del passato.


Al primo posto fra i nemici del freddo viene D'Annunzio, che non poteva lavorare se nella stanza la temperatura non raggiungeva i 22/23 gradi.

Peggio di lui il poeta Malherbe, francese (1555-1628); si metteva fino a dieci paia dì calze e una dozzina di maglie e camicie.

Il suo connazionale Fontenelle in una sera freddissima in cui uno sciagurato scrittore lo trattenne a lungo per leggergli un interminabile poemetto, gli disse: “Se avessi messo più fuoco nei tuoi versi, o i tuoi versi nel fuoco, noi non geleremmo così”.
Giusto. Almeno si sarebbe scaldato anche il poeta.

Meno imparziale di Fontenelle una nobildonna fra le più note dell'aristocrazia francese alcuni anni, prima della grande rivoluzione, la marchesa Du Deffard.
Essa passava la maggior parte del giorno a letto a ricever visite.
Una sera d'inverno gli invitati battevano i denti intirizziti.
Quando la marchesa se ne accorse sembrò stupita, e chiese se nella stanza c'era molto freddo.
Tutti risposero di sì. Allora la Du Deffand chiamò un servo.
Ma non gli ordinò di accendere il caminetto, chiese semplicemente un'altra coperta per sè.

Modo di comportarsi che ci fa venire in mente il dialogo fra Luigi XIV e un gentiluomo squattrinato.
“Non capisco come facciate a resistere con quel vestito leggero mentre io, coperto come sono, sto gelando”, disse il re.
“Maestà, se aveste indosso tutto quello che ho indosso io, non sentireste più freddo”.
“Perché?”.
“Perchè io porto addosso tutto il mio guardaroba”.

Felice gennaio a tutti!
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Ne parlano tutti i giornali, perfino all'estero!!!



Guardate cosa ha combinato quella birbona e simpaticona di Mary!!!

Si è ricordata che sono da 1000 giorni in rete.

Presa dagli ultimi lieti eventi, questo mi era proprio passato di mente...
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ER COTECHINO



Il piatto di Capodanno per eccellenza, il cotechino con le lenticchie, è una tradizione immancabile l’ultimo giorno dell’anno nelle regioni settentrionali d’Italia. Le lenticchie poi, vanno assolutamente mangiate la sera del 31, perché la tradizione vuole che “portino soldi”: vista l’attuale situazione economica, quindi, si consiglia mangiarne a volontà.

La storiella che segue è proprio divertente

Er cotechino disse alla lenticchia:
"più ce ragiono e meno m'arisponno:
ma perché devo festeggià co' te ogni ultimo dell'anno?"

"E mica l'ho presa io 'sta decisione!
Manco t'avessi detto cotica!
Non l'ho fatto p è niente il tuo nome!",
disse risentito il legume,
"te credi che appiccicata a te io so' contenta?
Più che co'n ciccione m'accompagnerei co'n piatto de polenta!"

-"sarò pure grasso,
non l'ho mai negato,
ma tu co' quell'aspetto secco allampanato
nun sei de certo gioia pe'l palato!"

-"credi d'esse tanto appetitoso?!
Ma tu lo sai che qualche omo,
complessato per lo strato suo adiposo,
te schifa
per via der fatto che j'aumenti er colesterolo,
mentre a me nessuno mai me scanserà
perché so' bona e je gonfio er dindarolo?!".
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Siete tutti fantastici. Grazie degli auguri!





Guardate Mary cos'ha realizzato!

Mi sono commossa...
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IL DONO SPECIALE






SIAMO IN TRE !!!



Diventerò nonna!


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I VOSTRI AUGURI ...




I vostri auguri sentiti e sinceri mi hanno provocato un'esplosione di gioia...

La Notte Santa è stata magica!

Un dono speciale, dolce e tenero mi è giunto da Gesù Bambino.

E' in questo pacco.




Cos'è?
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25 DICEMBRE 2010

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VIGILIA DI NATALE





Nel paradiso degli animali l’anima dell’asinello chiese all’anima del bue:
“Ti ricordi per caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna e là, nella mangiatoia…?”

“Lasciami pensare… Ma sì - rispose il bue - nella mangiatoia, se ben ricordo, c’era un bambino appena nato”.

“Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?”

“Eh no, figurati! Con la memoria da bue che mi ritrovo”.

“Più di duemila”.

“Accipicchia”.

“E a proposito, lo sai chi era quel bambino?”

“Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino”.
L’asinello sussurrò qualche cosa al bue.

“Ma no! - fece costui - sul serio? Vorrai scherzare spero”.

“La verità, lo giuro. Del resto io lo avevo capito subito…”

“Io no - confessò il bue - si vede che tu sei più intelligente. A me, non aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un bambino straordinario”.

“Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno grande festa per l’anniversario della nascita. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo delle serenità, della dolcezza, del riposo dell’animo, della pace, delle gioie familiari, del volersi bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale.
Anzi, mi viene un’idea, già che siamo in argomento, perché non andiamo a dare un’occhiata?”

“Dove?”

“Giù sulla terra, no!”

“Ci sei già stato?!"

“Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un lasciapassare speciale. Te lo puoi fare anche tu. Dopo tutto, qualche piccola benemerenza possiamo vantarla, noi due”.

“Per via di aver scaldato il bambino col fiato?”

“Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la vigilia”.

“E il lasciapassare per me?”

“Ho un cugino all’ufficio passaporti”.

Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi, lievi, planarono sulla terra, adocchiarono un lume, vi puntarono sopra.
Il lume era una grandissima città.



Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le vie del centro, trattandosi di spirito, automobili e tram gli passavano in mezzo senza danno, e a loro volta le due bestie passavano attraverso come se fossero fatti d’aria. Così potevano vedere bene tutto quanto.
Era uno spettacolo impressionante, mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, tutti carichi di pacchetti, con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti.

Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava intorno con spavento.

“Senti amico: mi avevi detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esserti sbagliato. Qui stanno facendo la guerra”.

“Ma non vedi come sono tutti contenti?”

“Contenti? A me sembrano pazzi”.

“Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi”.

Per togliersi da quella confusione, il bue, valendosi della sua natura di spirito, fece una svolazzatina e si fermò a curiosare a una finestra del decimo piano. E l’asinello, gentilmente, dietro.
Videro una stanza riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta a un tavolo, una signora molto preoccupata.
Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto messo metro carte e cartoncini colorati, alla sua destra cartoncini bianchi.
Con l’evidente assillo di non perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati lo esaminava un istante poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà per smaltirlo? La sciagurata ansimava.

“La pagheranno bene, immagino, - fece il bue - per un lavoro simile”

“Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società”.

“E allora perché si sta massacrando così?”

“Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri”.

“Auguri? E a che cosa servono?”

“Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno una mania”.

Si affacciarono più in là, a un’altra finestra. Anche qui gente che, trafelata, scriveva biglietti su biglietti, la fronte imperlata di sudore. Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all’altra portando pacchi, spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi altre scatole, altri fiori, altri mucchi di auguri.




E tutto era precipitazione, ansia, fastidio, confusione e una terribile fatica.
Dappertutto lo stesso spettacolo.
Andare e venire, comprare e impacchettare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere e tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando.

“Ma avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità e della pace”.

“Già - rispose l’asinello - una volta era così. Ma cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi… Li ha morsi una misteriosa tarantola. Ascoltali, ascoltali!”

Il bue tese le orecchie. Per le strade, nei negozi , negli uffici, nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule di buon Natale, auguri, auguri, altrettanto auguri a lei grazie. Un brusio che riempiva la città.

“Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono veramente tanto bene al prossimo?”

L’asinello tacque.

“E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino - Ho ormai la testa che è un pallone. Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?”

“No, no. È semplicemente Natale”.

“Ce n’è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino. Era freddo anche lì, eppure c’era una pace, una soddisfazione.
Come era diverso!” “E quelle zampogne lontane che si sentivano appena appena”

“E sul tetto, ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano”.

“Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano!”.


“E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora, le stelle hanno la vita lunga”.

“Ho idea di no - disse l’asino - c’è poca aria di stelle, qui”.

Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva niente, sulla città c’era un soffitto di caligine e di smog.


Buona Vigilia di Natale, in attesa del Redentore!
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COL CUORE ...


Sono vicina a tutti voi e soprattutto a chi è solo, triste, soffre, e piange in silenzio...
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FIORI PER TE


Arriva un momento nella tua vita nel quale realizzi:

Chi è importante

Chi non è mai stato importante

Chi non lo sarà più

Chi lo sarà sempre

Dunque non preoccuparti delle persone del tuo passato

C’è una ragione per cui non sono arrivate fino al tuo futuro.
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CHI E' LA MIA COMPAGNA?

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Chi è con me?

E' colei che mi ha fatto questo dolce dono, ma chi è?

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ANDIAMO A BETLEMME


Testo di don Tonino Bello da meditare nel tempo di Natale.

“Andiamo fino a Betlemme… e se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso”.

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è lungo, lo so.
Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. Ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di pecora, impugnare il bastone, e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri profumati di menta.

Per noi ci vuole molto di più che una mezz’ora di strada.
Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare l'antico sentiero che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù.

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so.
Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori. I quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti, e la sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d'Oriente.

Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste... per andare a trovare che? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».

Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so.
Molto più difficile di quanto sia stato per i pastori. Ai quali, perché si mettessero in cammino, bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti.

Per noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad avanzare a tentoni dentro infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio.

Andiamo fino a Betlemme. È un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so.
Ma questo, che dobbiamo compiere “all'indietro”, è l'unico viaggio che può farci andare “avanti” sulla strada della felicità. Quella felicità che stiamo inseguendo da una vita, e che cerchiamo di tradurre col linguaggio dei presepi, in cui la limpidezza dei ruscelli, o il verde intenso del muschio, o i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti frammenti simbolici che imprigionano non si sa bene se le nostre nostalgie di trasparenze perdute, o i sogni di un futuro riscattato dall'ipoteca della morte.
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L' INVERNO IN MUSICA

Oggi ufficialmente inizia l'inverno, anche se ha già bussato alle nostre porte con freddo rigido, neve e gelo.

Allora riscaldiamo i nostri cuori con la bella musica di Antonio Vivaldi: Le quattro stagioni :

L'INVERNO



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CITAZIONI SUL NATALE


In quali citazioni ti ritrovi?

1- Chi non ha il Natale nel suo cuore, non lo troverà mai sotto un albero.
Anonimo

2- Natale è quando provi nostalgia di casa, anche quando sei a casa.
Anonimo

3- L'amore è quello che c'è nella stanza con te a Natale se smetti di aprire i regali ed ascolti.
Anonimo

4- Invece di essere un periodo di comportamenti insoliti, il Natale è probabilmente l'unico momento dell'anno in cui la gente sa obbedire ai propri impulsi ed esprimere i veri sentimenti senza sentirsi imbarazzata e, forse, stupida. Il Natale, insomma, riguarda l'unica possibilità che l'uomo ha di essere se stesso.
Anonimo

5- Ricorda questo Dicembre, che l'amore pesa più dell'oro.
Josephine Dodge Daskam Bacon

6- A volte penso che pretendiamo troppo dal giorno di Natale. Cerchiamo di farci stare il troppo arretrato di gentilezza e umanità di tutto l'anno. A me piace prendere il Natale un po' alla volta, per tutto l'anno. E perciò mi lascio trasportare fino ad arrivare alle vacanze - lascio che mi colgano di sorpresa - svegliandomi un bel giorno e dicendo improvvisamente a me stesso: "Caspita, questo è il giorno di Natale!.
Ray Stannard Baker

7- Non c'è niente di più triste nel mondo che svegliarsi il giorno di Natale e non essere un bambino.
Erma Bombeck

8- Non è strano che a Natale qualcosa ti faccia rattristare tanto? Non so esattamente cosa ma è qualcosa a cui non dai molta importanza non avendolo provato in altri momenti.
Kate Langley Bosher

9- Il Natale è per sempre, non soltanto per un giorno, l'amare, il condividere, il dare, non sono da mettere da parte come i campanellini, le luci e i fili d'argento in qualche scatola su uno scaffale. Il bene che fai per gli altri è bene che fai a te stesso. Norman Brooks

10- Il Natale è la festività più dolce e graziosa dell'anno che passa e con tutto ciò, quando parla, la sua voce ha ancora un grande potere.
William John Cameron

11- Il Natale, bambini, non è una data. E' uno stato d'animo.
Mary Ellen Chase

12- Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l'anno.
Charles Dickens

13- Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L'unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.
Charles Dickens

14- Il Natale è il momento in cui tutti vogliono il loro passato dimenticato ed il loro presente ricordato.
Phyllis Diller

15- I ricordi di un Natale alla vecchia maniera sono difficili da dimenticare.
Hugh Downs
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BARZELLETTA BARZELLETTA : RICHIESTA DI NOZZE


Un' anziana signora, sola, decise un giorno che era arrivato il momento di sposarsi.
Fece un'inserzione sulle pagine del giornale locale che recitava:

"Ho 75 anni e cerco marito. Deve essere più o meno della mia età, non deve essere manesco, non deve correre dietro a ogni gonnella e deve avere ancora ottime prestazioni a letto. Tutti i pretendenti saranno provati di persona".

Il giorno successivo alla pubblicazione dell'annuncio, la vecchia signora sentì suonare alla sua porta.
Eccitata dalla curiosità corse ad aprire e fu sorpresa di vedere un uomo seduto su una sedia a rotelle. L'uomo era senza braccia e senza gambe.

Lei lo guardò e con sarcasmo gli chiese:

"Non ti aspetterai che io ti prenda in considerazione, vero? Guardati, non hai le gambe!"

L'anziano signore sorrise:

"Quindi non ho possibilità di correre dietro ad ogni gonnella!"

"Ma non hai neanche le braccia!"

"Quindi non posso essere manesco!"

La vecchia signora alzò gli occhi al cielo e poi lo fissò con sguardo profondo e intenso:
"E a letto, come sei a letto?"

Il signore ammiccò:

"Ho suonato il campanello, no?"




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RISTORANTE TROPICALE




Un gruppo di amici, intorno ai quarant'anni, dibatteva e dibatteva per scegliere il ristorante dove passare una bella serata.
Finalmente si decisero sul "Ristorante Tropicale" perché le cameriere usavano minigonne corte e scollature generose.

Dieci anni più tardi, ai cinquanta, il gruppo si riunì di nuovo e riprese a dibattere per scegliere il ristorante dove passare una bella serata.
Finalmente si decisero sul "Ristorante Tropicale" perché si mangiava bene e c'era un'ottima scelta di vini.



Dopo ulteriori dieci anni, ai sessanta, il gruppo si riunì di nuovo e ripresero a dibattere e a dibattere per scegliere il ristorante dove passare una bella serata.
Finalmente si decisero sul "Ristorante Tropicale" perché lì si poteva mangiare in pace e c'era una sala per fumatori.


Dieci anni più tardi, ai settanta, il gruppo si riunì di nuovo e riprese a dibattere animatamente per scegliere il ristorante dove passare una bella serata.
Finalmente si decisero sul "Ristorante Tropicale" perché c'era una comoda rampa per sedie a rotelle e c'era pure un piccolo ascensore.

Trascorrono ancora altri dieci anni, ormai tutti ottantenni, il gruppo si riunì di nuovo e riprese a dibattere per scegliere il ristorante dove passare una bella serata.
Finalmente si decisero sul "Ristorante Tropicale" che trovarono tutti essere una gran bella idea, poiché non ci erano mai stati.

E' un finale amaro ... questo.

Che ne dite?
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SI FA DEL BENE E POI ?



Ho letto questa"barzelletta natalizia" dal caro amico Michele e ve la propongo, perchè a me non ha fatto ridere e a voi?

Questa é la storia di un impiegato postale che aveva il compito di controllare la corrispondenza con indirizzi strani o illeggibili.
Un giorno, sotto Natale, si trovò in mano una lettera sulla cui busta, come indirizzo, c’era scritto soltanto “ A Dio”. La aprì e si commosse. Diceva:
Caro Dio,
sono una vedova 83enne che vive della sua misera pensione sociale. L’altro giorno in metro mi hanno rubato il borsellino con tutto quello che avevo, 100 Euro, tutto ciò che mi restava per vivere fino all’arrivo della pensione successiva.
Tra pochi giorni è Natale e io avevo invitato a cena i pochi amici che ancora mi rimangono. E senza quei soldi non potevo più comprare la roba per il pranzo. Non ho più nessun parente, e la mia sola consolazione sono i pochi amici rimastimi. Tu, o Dio, sei la mia sola speranza. Ti scrivono i bambini, perchè non dovrei farlo io? Mi puoi aiutare tu, nella tua immensa benevolenza? Grazie, tua
Maria Luisa

L’impiegato postale, letto il messaggio, si commosse a tal punto che promosse una colletta tra i colleghi. Quasi tutti contribuirono con piccole offerte e così si raggiunse la cifra di 96 Euro, che misero in busta e la inviarono alla povera donna. Tutti quelli dell’ufficio erano felici e gratificati per quella buona azione, oltretutto nel momento natalizio. Avevano risolto il problema della donna, che finalmente poteva preparare la cena desiderata per gli amici.
Venne Natale e tutto andò serenamente bene.
Qualche giorno dopo lo stesso impiegato si trovò tra le mani un’altra lettera come la precedente, sempre indirizzata a Dio, scritta dalla stessa vecchietta. Allora radunò tutti i colleghi che avevano aderito alla colletta e insieme lessero il nuovo messaggio. Che diceva:
“Caro Dio, non ho parole per ringraziarti per aver esaudito la mia preghiera. Grazie alla tua prova di benevolenza nei miei riguardi ho potuto organizzare la cena di Natale con gli amici. E’ stata una serata indimenticabile, e ho anche detto loro chi me l’aveva donata... E anche loro si uniscono a me nel ringraziarti e nella preghiera. Proteggici sempre e ascolta le nostre suppliche.
T ua, Maria Luisa

P.S. - A proposito, mancavano 4 Euro. Penso che siano stati quei bastardi della posta a rubarmeli...
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FATE FESTA ...






A cura di Angela Magnoni

Fate festa, dite, per il mio Natale ma intanto pensate solo a mangiare e a bere.



Fate festa perché io sono venuto a salvarvi, ma intanto non avete intenzione di essere salvati.

Fate festa perché vi ho riaperto le porte del paradiso, ma di entrare in paradiso non avete né fretta né voglia.

Fate festa perché alla mia nascita gli angeli annunciarono la pace



ma fino ad oggi avete solo pensato a fare guerre.

Nel mio nome gridate pace pace ma quando non fate guerra, voi la fate fare agli altri.

Fate festa perché io sono venuto a riconciliare il cielo con la terra, ma voi avete abolito il cielo e non pensate che alla terra.

Fate festa nelle vostre case perché dite che è la festa della famiglia, ma intanto avete quasi distrutto la famiglia.

Fate festa perché Dio tra voi è nato uomo, ma intanto tra voi non nasce Dio e sempre più di rado nasce l'uomo.

Fate festa attorno al presepio dove io giaccio sul fieno ma le vostre case traboccano di ogni bene.

Dite che questi sono i giorni della fratellanza e dell'amore ma non permettete che oltrepassi la vostra soglia un uomo di colore.

Molti corrono alle stazioni invernali mentre io sto sullo stradone esposto a tutti i mali.


Non voglio disturbare le vostre feste e la vostra coscienza, vi invito solo a riconoscere che questa è la festa vostra non la mia.
Il bene in noidiGiannaDesign byIole