C’era una volta un passerotto beige e marrone che viveva la sua esistenza come una successione di ansie e di punti interrogativi.
Era ancora nell’uovo e si tormentava:
“Riuscirò mai a rompere questo guscio così duro? Non cascherò dal nido? I miei genitori provvederanno a nutrirmi?”
Fugò questi timori, ma altri lo assalirono, mentre tremante sul ramo doveva spiccare il primo volo: “Le mie ali mi reggeranno? Mi spiaccicherò al suolo? Chi mi riporterà quassù?”
Naturalmente imparò a volare, ma cominciò a pigolare:
“Troverò una compagna? Potrò costruire un nido?”
Anche questo accadde, ma il passerotto si angosciava:
“Le uova saranno protette? Potrebbe cadere un fulmine sull’albero e incenerire tutta la mia famiglia… E se verrà il falco e divorerà i miei piccoli… Riuscirò a nutrirli?”
Quando i piccoli si dimostrarono belli, sani e vispi e cominciarono a svolazzare qua e là, il passerotto si lagnava:
“Troveranno cibo a sufficienza? Sfuggiranno al gatto e agli altri predatori?”
Poi, un giorno, sotto l’albero si fermò il Maestro. Additò il passerotto ai discepoli e disse:
“Guardate gli uccelli del cielo: essi non seminano, non mietono e non mettono il raccolto nei granai… eppure il Padre vostro che è in cielo li nutre!”
Il passerotto beige e marrone improvvisamente si accorse che aveva avuto tutto…e non se n'era accorto.
Bruno Ferrero
Sotto certi aspetti anch'io, in certi momenti, assomiglio al passerotto, pur rendendomi conto che è un comportamento sbagliato.