All'inizio del mese di dicembre desidero farvi conoscere il toccante raccontino di Pierpaolo Orefice:"La cassetta dei pomodori", per riflettere sui veri valori della vita.
Un bambino, e chissà quanti altri come lui, esprime un desiderio:
per Natale desidera ricevere un dono speciale, la cosa più importante del mondo:
AVERE UNA MAMMA
La pps da cui ho estratto le foto è qui
In
Italia ci sono più di ventimila minori tra neonati, bambini e ragazzi
ospiti da strutture di accoglienza.Solo uno su cinque viene assegnato
con adozione o affido.
"Cavolo di nuovo il Natale", pensava Christian, quando si avvicinavano le feste.
"Deve venire per forza tutti gli anni?"
Ogni volta, verso dicembre, chiudeva gli occhi e sperava che qualcuno gli comunicasse che erano sospesi tutti i festeggiamenti natalizi.
Niente regali, niente letterine a Babbo Natale. Tanto per lui era inutile.
Erano ormai tre anni, da quando aveva imparato a scrivere,che chiedeva a quel vecchio signore con la barba bianca un regalo speciale...
...la cosa più importante del mondo
UNA MAMMA
Non ne aveva mai avuto una.Quella che lo aveva partorito, lo aveva abbandonato vicino ad un ospedale...
...disteso in una cassetta, una di quelle per i pomodori.
A volte pensava che sarebbe stato meglio per lui essere un pomodoro.
Avrebbe allietato il pranzo di qualcuno, per poi sparire per sempre dopo la digestione.
Voleva una mamma, una vera, tutta per lui.
Insieme agli altri bambini viveva bene, era felice. Erano tutti simpatici, giocavano insieme, facevano i compiti, si divertivano.
Eppure lui desiderava una mamma.
Ogni volta che ci pensava, nel suo lettino azzurro, immaginava come sarebbe stata: alta,bassa,bionda, bruna.
Poi si diceva che voleva semplicemente una mamma che gli volesse bene,
come una mamma vuole bene al suo bambino.
A me la mamma è mancata molto e mi manca ancora ora.
E' volata in cielo quando avevo cinque anni.
Sono stata cresciuta da una seconda mamma che mi ha voluto comunque bene.
Racconto completo
"Cavolo, di nuovo il Natale", pensava Christian ogni anno, quando si
avvicinavano le feste. "Deve venire per forza tutti gli anni?"
Ogni volta, verso Dicembre, chiudeva gli occhi e sperava che qualcuno
gli comunicasse che erano sospesi tutti i festeggiamenti natalizi.
Niente regali, niente letterine a Babbo Natale. Tanto per lui era
inutile.
Erano ormai tre anni, da quando aveva imparato a scrivere, che chiedeva a
quel vecchio signore con la barba bianca un regalo speciale, la cosa
più importante del mondo: una mamma. Non ne aveva mai avuto una. Quella
che lo aveva partorito, lo aveva abbandonato vicino ad un ospedale,
disteso in una cassetta, una di quelle per i pomodori. A volte pensava
che sarebbe stato meglio per lui essere un pomodoro. Avrebbe allietato
il pranzo di qualcuno, per poi sparire per sempre dopo la digestione.
Voleva una mamma, una vera, tutta per lui. Insieme agli altri bambini
viveva bene, era felice. Erano tutti simpatici, giocavano insieme,
facevano i compiti, si divertivano. Quella grande, bellissima famiglia,
non gli faceva mancare niente. Eppure lui desiderava una mamma. Ogni
volta che ci pensava, nel suo lettino azzurro, immaginava come sarebbe
stata: alta, bassa, bionda, bruna. Poi si diceva che voleva
semplicemente una che gli volesse bene, come una mamma vuole bene al suo
bambino. Non gli importava l'altezza, il colore dei capelli, degli
occhi.
In casa famiglia tutti gli volevano bene, ma l'amore di una mamma è
speciale. Lui lo sapeva, anche se non l'aveva mai provato. Lo immaginava
come un dolce profumo di fragole, che gli arrivava al naso ogni volta
che sognava il giorno in cui sarebbe si sarebbe avverato il suo
desiderio.
Anche quell'anno, inesorabile, il Natale era alle porte, e Christian
aveva scritto la sua solita, densa, bellissima lettera piena di
speranza. La mattina del 25, in casa famiglia, tutti i bambini correvano
verso l'albero, alla ricerca del regalo richiesto. Quello di Christian
era in una piccola scatola, avvolta in una carta rossa. Appena vide il
nome sul pacchetto, i suoi occhi si fecero lucidi. Gli veniva da
piangere. Sicuramente non era il regalo che voleva. "Come fa una mamma
ad entrare in una scatola così piccola?", diceva tra i denti, stringendo
le mascelle il più possibile per non scoppiare in un mare di lacrime.
Aprì la scatola rossa, rassegnato ad un altro regalo bello ma inutile.
C'era una bottiglia, con dell'acqua dentro. Un profumo. Lo avvicinò alle
narici. Profumo di fragole. In un attimo quell'odore ricacciò indietro
le migliaia di lacrime pronte a scivolare lungo le sue guance.
"Forse questo è il mio Natale", pensò Christian. Stava arrivando
qualcuno, con una mano di fragole, a raccogliere la cassetta dei
pomodori.
Pierpaolo Orefice