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Il 4 novembre 1918 terminava la I Guerra Mondiale. Con l'entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti accaniti, terminava quella che venne allora definita " la Grande Guerra ".
Il momento più emozionante della guerra: I soldati italiani, a bordo dell' Audace" entrano a Trieste.
Una cronaca giornalistica di Arnaldo Fraccaroli, ci fa rivivere quei momenti.
" Ora siamo vicinissimi: Trieste appare tutta. Ci prende una frenesia di avvicinarci, di arrivarci, di scendere, di sfogare in grida altissime questa irrequietezza immensa come uno spasimo. Una barca ci vien incontro: ha una grande bandiera tricolore a poppa. Gli uomini che porta a poppa ci fanno grandi saluti.
Ecco Trieste. Un razzo verde si leva dalle colline: l'« Audace» punta verso il molo. Trieste appare tutta uno sventolio di bandiere. E' una vertigine di tricolori. E appena ci avviciniamo in modo da poter distinguere bene, vediamo sulla riva, sulle banchine, sulla Piazza Grande uno spettacolo maestoso, impressionante.
Riva, banchine, piazze, strade, finestre, tutte gremite di gente: una fascia scura che bordeggia l'acqua: immensa, enorme. Trieste ha adesso centoventimila abitanti. L'impressione è che tutti siano scesi verso il porto. E sopra la moltitudine fluttuano bandiere tricolori, senza fine. E folate di esclamazioni si levano.
E' l'anima di tutta Trieste che ci viene ad offrire il suo amore. E noi le arriviamo proprio nel giorno di San Giusto, il giorno della sua festa.
Una commozione infantile ci prende tutti. Si risponde ai saluti urlando, e si piange. I marinai storditi, si arrestano nelle manovre. Ondate di commozione squassano la folla e arrivano a noi con impeto di raffiche. Il generale Petitti, questo soldato che non ha mai tremato dinanzi al nemico, è sbiancato dall'emozione: i suoi occhi sono lucidi di lacrime. Si volta all'avvocato Ara, triestino, che è a bordo con noi, pare che voglia dirgli qualche cosa: ma subito, vinto dalla commozione si piega su di lui e lo bacia.
Quando attracchiamo al molo di San Giusto sono le 16,20. Un solo urlo si leva dalla moltitudine: Viva l'Italia! E la massa enorme si spinge verso il molo, ha fremiti giganteschi! Nella fiumana di popolo le bandiere infinite sono agitate come da una bufera. Da oggi i nostri morti non sono morti! - grida da prua con la sua voce tonante il generale. E la massiccia figura troneggia dall'alto sulla folla. -Viva l'Italia! Benvenuta! Finalmente! - grida in tumulto Trieste.
E su tutto sovrasta la parola dolcissima: - Fratelli! Fratelli! Fiori a fasci vengono lanciati sulla nave; fiori e baci e parole che sembrano gridate col cuore.
Ma chi sente più nulla? Chi vede più? Siamo avvolti da questa commozione sovrumana. La folla più vicina si preme sulla banchina del molo, alcuni si aggrappano alle imbarcazioni nostre. Il caccia si sbanda, corre pericolo di rovesciarsi. Un signore sale a bordo fra stenti inenarrabili per la folla che preme. E' il sindaco di Trieste. Si presenta al generale, porta un saluto: ma la parola gli è rotta dal pianto. Si piange tutti, qui.
In nome di Sua Maestà il Re d'Italia, prendo possesso della città diTrieste - proclama il generale.
E scende sulla banchina tra una frenesia di applausi, sotto una pioggia di fiori. Un'automobile lo aspetta; vi sale. La macchina si apre lenta un passaggio fra le muraglie di gente. Noi cerchiamo di farci strada su quel solco, ma siamo tutti attorniati, abbracciati, baciati, coperti di fiori. Dobbiamo andare al palazzo del Governatore. Come ci siamo arrivati? Non lo sapremo mai. La Piazza Grande è congestionata di popolo. Su per lo scalone del bel palazzo nuovi abbracci e fiori e baci. Fuori il popolo di Trieste, per le strade, al porto, continua ad acclamare i soldati che sbarcano e che sfilano fierissimi. Le musiche suonano l'Inno della Patria, e la folla li accompagna col canto. Dalla torre di San Giusto sventola la bandiera donata dalle donne di Trieste. E il campanone storico diffonde sulla città i suoi rintocchi gravi.
Da "Il Corriere della Sera" del 4 novembre 1918
RICORDIAMO : 4 NOVEMBRE 1918
Il 4 novembre 1918 terminava la I Guerra Mondiale. Con l'entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti accaniti, terminava quella che venne allora definita " la Grande Guerra ".
Il momento più emozionante della guerra: I soldati italiani, a bordo dell' Audace" entrano a Trieste.
Una cronaca giornalistica di Arnaldo Fraccaroli, ci fa rivivere quei momenti.
" Ora siamo vicinissimi: Trieste appare tutta. Ci prende una frenesia di avvicinarci, di arrivarci, di scendere, di sfogare in grida altissime questa irrequietezza immensa come uno spasimo. Una barca ci vien incontro: ha una grande bandiera tricolore a poppa. Gli uomini che porta a poppa ci fanno grandi saluti.
Ecco Trieste. Un razzo verde si leva dalle colline: l'« Audace» punta verso il molo. Trieste appare tutta uno sventolio di bandiere. E' una vertigine di tricolori. E appena ci avviciniamo in modo da poter distinguere bene, vediamo sulla riva, sulle banchine, sulla Piazza Grande uno spettacolo maestoso, impressionante.
Riva, banchine, piazze, strade, finestre, tutte gremite di gente: una fascia scura che bordeggia l'acqua: immensa, enorme. Trieste ha adesso centoventimila abitanti. L'impressione è che tutti siano scesi verso il porto. E sopra la moltitudine fluttuano bandiere tricolori, senza fine. E folate di esclamazioni si levano.
E' l'anima di tutta Trieste che ci viene ad offrire il suo amore. E noi le arriviamo proprio nel giorno di San Giusto, il giorno della sua festa.
Una commozione infantile ci prende tutti. Si risponde ai saluti urlando, e si piange. I marinai storditi, si arrestano nelle manovre. Ondate di commozione squassano la folla e arrivano a noi con impeto di raffiche. Il generale Petitti, questo soldato che non ha mai tremato dinanzi al nemico, è sbiancato dall'emozione: i suoi occhi sono lucidi di lacrime. Si volta all'avvocato Ara, triestino, che è a bordo con noi, pare che voglia dirgli qualche cosa: ma subito, vinto dalla commozione si piega su di lui e lo bacia.
Quando attracchiamo al molo di San Giusto sono le 16,20. Un solo urlo si leva dalla moltitudine: Viva l'Italia! E la massa enorme si spinge verso il molo, ha fremiti giganteschi! Nella fiumana di popolo le bandiere infinite sono agitate come da una bufera. Da oggi i nostri morti non sono morti! - grida da prua con la sua voce tonante il generale. E la massiccia figura troneggia dall'alto sulla folla. -Viva l'Italia! Benvenuta! Finalmente! - grida in tumulto Trieste.
E su tutto sovrasta la parola dolcissima: - Fratelli! Fratelli! Fiori a fasci vengono lanciati sulla nave; fiori e baci e parole che sembrano gridate col cuore.
Ma chi sente più nulla? Chi vede più? Siamo avvolti da questa commozione sovrumana. La folla più vicina si preme sulla banchina del molo, alcuni si aggrappano alle imbarcazioni nostre. Il caccia si sbanda, corre pericolo di rovesciarsi. Un signore sale a bordo fra stenti inenarrabili per la folla che preme. E' il sindaco di Trieste. Si presenta al generale, porta un saluto: ma la parola gli è rotta dal pianto. Si piange tutti, qui.
In nome di Sua Maestà il Re d'Italia, prendo possesso della città diTrieste - proclama il generale.
E scende sulla banchina tra una frenesia di applausi, sotto una pioggia di fiori. Un'automobile lo aspetta; vi sale. La macchina si apre lenta un passaggio fra le muraglie di gente. Noi cerchiamo di farci strada su quel solco, ma siamo tutti attorniati, abbracciati, baciati, coperti di fiori. Dobbiamo andare al palazzo del Governatore. Come ci siamo arrivati? Non lo sapremo mai. La Piazza Grande è congestionata di popolo. Su per lo scalone del bel palazzo nuovi abbracci e fiori e baci. Fuori il popolo di Trieste, per le strade, al porto, continua ad acclamare i soldati che sbarcano e che sfilano fierissimi. Le musiche suonano l'Inno della Patria, e la folla li accompagna col canto. Dalla torre di San Giusto sventola la bandiera donata dalle donne di Trieste. E il campanone storico diffonde sulla città i suoi rintocchi gravi.
Da "Il Corriere della Sera" del 4 novembre 1918
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Immagino quanta commozione c'è stata xchè leggendo il tuo post oggi Stellina mi ha fatta commuovere tantissimo e tutti i pelli sulle braccia si sn radrizati...:D.Stellina 6 gramde ed il modo in quale tu scrivi mi emoziona sempre...:D.Ti amndo 1 abbraccio strittoloso e coccoloso e ti auguro buona giornata...smuack...tvb...;)
RispondiEliminaQuanti sono morti per fare l'Italia unita... e ora?!?!? A me fa male pensarci, mi viene una tristezza infinita. Ciao cara, ti lascio il mio saluto...me ne torno là.Baci baci
RispondiEliminaper me il 4 novembre è il compleanno della mia mamma una ricorrenza decisamente più allegra
RispondiEliminaQuanti morti in nome della causa. Non vanno dimenticati: ho preparato un post anch'io
RispondiEliminaLa prima grande carneficina umana.
RispondiEliminachissa' se quei morti,si stiano rivoltando nella tomba,cara Stellina,per il marciume e l'immoralita',che regna in questi giorni,nella nostra povera Italia...bacioni e grazie,per i tuoi post,sempre cosi' interessanti e rivolti all'attualita',alla storia,ai ricordi.baci^;^
RispondiEliminache bel post!!!
RispondiEliminasono felice che ti sia arrivato il pacchetto.
a presto Dany
Cara Alina piccolina, grazie di tutto l'affetto che mi dimostri e di tutte le coccole che mi fai!
RispondiEliminaSappi che anch'io ti voglio tantissimo bene e i tuoi commenti mi fanno sempre molto piacere.
Buona serata, bambina!
Cara Paola, ora dobbiamo solo sperare in bene...ce n'è tanto bisogno!
RispondiEliminaBacioni.
Zefirina, auguri alla tua mamma!
RispondiEliminaAngelo hai fatto molto bene, dobbiamo tenere alti i valori per cui tante giovani vite si sono sacrificate.
RispondiEliminaCara Sandra, speriamo che non ce ne siano più...
RispondiEliminaci sono ancora troppe divisioni tra noi! il sacrificio di tanti soldati va ricordato e gli ideali realizzati!
RispondiEliminaCara Elisabetta, hanno veramente di che rivoltarsi...e se solo potessero esprimersi chissà cosa direbbero!
RispondiEliminaLe tue parole mi gratificano, grazie!
Baci.
Dany hai ragione,una volta tanto dobbiamo fare i complimenti alle Poste italiane.
RispondiEliminaIn un giorno il pacchetto mi è arrivato!
Grazie ancora, a te e alla piccola.
Cara Raggio, mancano i punti di riferimento in questa bella Italia...
RispondiEliminaPeccato!
Quanti morti per difendere la nostra patria;non bisogna mai dimenticarli.Saluti a presto
RispondiEliminaSoprattutto in questo periodo...cavaliere.
RispondiEliminaSono quelli gli uomini che hanno fatto la Storia, persone che avevano ideali precisi, forti...valori che oggi sono purtroppo assai latitanti!
RispondiEliminaAuguriamoci che le guerre diventino solo più pagine nei libri di storia.
Un post di cui ti ringrazio stellina, un bacione!
Sirio, purtroppo...
RispondiEliminaLa storia dei nostri uomini non và mai dimenticata... e bisogna ricordare per riflettere a ciò che oggi ci circonda!!!
RispondiEliminaCiao Stella dolce serata... un abbraccio!!!
hai ragione non si deve dimenticare! un bacio
RispondiEliminaUn post molto interessante, Stella.
RispondiEliminaUna data che non passa inosservata a casa mia, perchè è anche quella in cui festeggio l'onomastico.
Ho avuto un Nonno che è stato Cavaliere di Vittorio Veneto,ed ha raccontato che ha visto il sangue scorrere a fiottoli nei campi di guerra,fu una carneficina immane vissuta nelle trincee.
RispondiEliminaNon commento ulteriormente sulle grottesche gesta del solito noto,un vago senso di nausea tendente al vom...
Notte
Eh già cara Gianna,mi aggiungo ai commenti che hai ricevuto..tutte queste vite in cambio della Pace...mi sembra proprio il caso di rifletterci molto bene..il messaggio lo rivolgerei ai politici..vero Gianna?Bellissimo post,grazie stellina..un bacino mattutino ma che vale per tutto il giorno. :)
RispondiEliminaGrazie a te Paola, un bacione.
RispondiEliminaLo, a te un sorriso.
RispondiEliminaAuguri, Krilù!
RispondiEliminaIvo, vai fiero del Nonno.
RispondiEliminaBisogna provare per credere...
ai crimini e nefandezze di certi uomini.
Vero, piccola mia!
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