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FEBBRAIO

Ecco giunto il mese piccolino!
Giuseppe Ungaretti, dedica i versi che seguono al mese di febbraio, mese del suo compleanno.
Il poeta affida al giallo ‘irrompente’ della mimosa nel grigiore dell’inverno, il compito di rappresentare la vittoria definitiva della vita sulla morte, padrona solo dell’apparenza delle cose…AUGURI PER IL PROPRIO COMPLEANNO

Dolce declina il sole.
Dal giorno si distacca
Un cielo troppo chiaro.
Dirama solitudine

Come da gran distanza
Un muoversi di voci.
Offesa se lusinga,
Quest'ora ha l'arte strana.

Non è primo apparire
Dell'autunno già libero?
Con non altro mistero

Corre infatti a dorarsi
Il bel tempo che toglie
Il dono di follia.

Eppure, eppure griderei:
Veloce gioventù dei sensi
Che all'oscuro mi tieni di me stesso
E consenti le immagini all'eterno,

Non mi lasciare, resta, sofferenza!
Giuseppe Ungaretti, 1935


Anch'io sono nata in febbraio, mese che amo, per svariati motivi...




Artisti nati sotto il segno dei Pesci

Musicisti:

Antonello Venditti
Riccardo Cocciante
Lucio Battisti
Ligabue
Chopin
Eugenio Bennato
Gigi D´Alessio
Tullio De Piscopo
Lucio Dalla
Cochi Ponzoni
Pino Daniele
Gianni Bella
Enrico Caruso
Rihanna
Liza Minelli
Harry Belafonte
Quincy Jones
Miriam Makiba
Al Jarreau

Personaggi Televisivi e Attori:

Sidney Poitier
Thomas Milian
Giuseppe Fiorello
Kurt Russel
Bruce Willis
Ilaria Spada
Walter Chiari
Renato Salvatori
Massimo Giletti
Teo Teocoli
Carlo Conti
Andrea Roncato

Citazione sul mese di febbraio

Febbraio è un mese di languori, il cuore del mondo è greve, ignaro ancora dell'inquieto aprile e del vigoroso maggio. (William Somerset Maugham)

Celebrazioni

2 febbraio: Presentazione al Tempio di Gesù, celebrazione popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti".

3 febbraio S. Biagio


5 febbraio: S. Agata

11 febbraio: Madonna di Lourdes

14 febbraio: S. Valentino martire




Candelora in foglia, Pasqua in neve.

Candelora scura dell'inverno non si ha paura.

Candelora al solicello, siamo solo a mezzo inverno.

Se nevica per la Candelora, sette volte la neve svola.

Candelora, se tempesta se gragnola, dell'inverno semo fora.

Per la Santa Candelora o la neve o la bora.

Per San Biagio , il Mitrato, il freddo è andato.

Ti dice San Biagio nei pensieri vai adagio.

Sant'Agata: la terra rifiata e la merenda è ritrovata.

Sant'Agata conduce la festa a casa.

Per San Valentino la primavera sta vicino.

Per San Valentino l'allodola fa il nidino.

Per San Valentino fiorisce lo spino


Il bucaneve


Il bucaneve è detto “stella del mattino” perché è uno dei primi fiori a spuntare dalla terra dopo l’inverno, sboccia magicamente fra l’erba ancora prigioniera del gelo ad annunciare la primavera che incombe.La tradizione cristiana associa il bucaneve alla candelora,il 2 febbraio, giorno della purificazione
della Madonna.
Inoltre una leggenda racconta che Eva e Adamo, una volta cacciata dal Paradiso Terrestre, furono trasportati in un luogo gelido, buio e dove era sempre inverno. Eva ben presto fu presa dallo sconforto e dal rimpianto, non accettava l’idea di vivere in quelle condizioni; un angelo avuta compassione di lei, si dice, che prese un pugno di fiocchi di neve, vi soffiò e ordinò che si trasformassero in boccioli una volta toccato il suolo.
Eva, alla vista dei bucaneve, prese forza e si rianimò.
I bucaneve sono il simbolo della vita e della speranza.
Un proverbio sostiene che "una primavera senza bucaneve vuol dire un’estate senza frutti”


Felice febbraio a tutti!

PADRE, MAESTRO E AMICO DEI GIOVANI

Don BOSCO (Castelnuovo d'Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888)
fu il fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

ANNI DEL FOCOLARE

Giovannino Bosco (per la mamma e per tutti solo e sempre Giuanìn) fin da bambino andava matto per i di­vertimenti. Fra tutti però preferiva il gioco della lippa, che consisteva nel ricacciare con un'asta di legno una specie di cilindro, anch'esso di legno, gettato da un com­pagno.

Accadeva spesso, ahimè! che la lippa, lanciata da un inesperto, lo colpisse in pieno volto o in testa e allora tutto malconcio e sanguinante correva dalla mamma a farsi medicare.

Mamma Margherita lo rimproverava:

- Perché vai sempre con quei compagni? Non vedi che sono cattivi e ti fanno del male?

- Appunto perché sono cattivi vado con loro. Se ci sono io, stanno più buoni e non dicono parolacce.

- E intanto, vieni a casa con la testa rotta! - È stata una disgrazia...

- Sta bene... ma non andare più in loro compagnia. - Mamma!...

- Mi hai inteso?

- Se è per farvi piacere, non ci andrò più; ma pensa­te che, se mi trovo in mezzo a loro, fanno come voglio io, e si astengono dalle risse e dalle parole cattive.

La mamma era alquanto perplessa, ma, temendo di impedire un bene, dopo un po' di esitazione lo lasciava andare.

Giovanníno, presago fin d'allora della sua missione fra i ragazzi, correva, con la testa fasciata, al gioco inter­rotto, atteso ed acclamato da tutti per la sua ingenua allegria e per i suoi tratti spiritosi, e gridava ai compagni in tono di scherzo:

- Mi raccomando la testa! ... almeno la testa!


Giovannino è orfano dall'età di due anni. Margherita, la mamma, è donna dolce, ma energica e forte. Deve fare da madre e da padre. In un angolo della cucina c'è un bastoncino flessibile, la « verga ». I ragazzi sanno a cosa serve. Margherita non l'usò mai, ma non la tolse mai dal suo posto.

Un giorno Giovannino, per la fretta di correre alla « lippa », dimenticò di chiuder la porta della gabbia dei conigli, dopo avergli dato da mangiare. A sera fu una fatica nera ripescare tutte le bestiole disperse nei prati. Appena Giovannino rientra in casa si sente chiamare: - Giovannino, portami la « verga ».

- Perché? Cosa ne volete fare? - chiede peritoso. - Portamela e vedrai!

Giovannino va nell'angolo, prende la verga e la porta alla madre, con aria da martire.

- Voi volete accarezzarmi le spalle, lo so! - E perché no, se mi fai di queste scappate? - Mamma, non lo farò più, mai più!

Giovannino abbraccia la mamma e la verga ritorna al suo posto.


Un giorno, nel gioco, la « lippa » si rompe. Giovan­nino e Giuseppe ne tengono una di ricambio sull'arma­dio di cucina ove sono anche riposte le olle, le bottiglie e i fiaschi di vino. Corre in casa, sale su una sedia e cerca la lippa, ma nella fretta urta nella olla che cade a terra e si spezza, versando tutto l'olio sul pavimento. Confuso, si dà da fare per spazzar via tutto. Ma come farà a tener la cosa nascosta alla mamma? L'olio è così caro!

Pensa e ripensa, va incontro alla madre che è andata al mercato. D'un tratto la vede da lontano. Svelto, taglia un bel ramo da una siepe, lo pota ben bene e corre verso la mamma.

- Come state, Mamma? Avete fatto buon viaggio? - Sì, Giovannino, e tu sei stato buono? – Mamma Margherita intuisce la manovra del piccolo mariuolo. - Oh, sentite, mamma, volevo dire... Prendete! - e le porge la verga.

- Eh, tu me ne hai fatta qualcuna delle tue!

- Sì, mamma, questa volta l'ho fatta grossa e merito il castigo.

- Che ti è successo?

- Ho rotto il vaso dell'olio - e narrò il fatto.

- Giovannino, mi dispiace per l'olio, ma sono con­tenta che non dici bugie a tua madre. Un'altra volta sta' più attento, perché, lo sai, l'olio è caro!

La mamma sorride e Giovannino l'abbraccia.


Giovannino è abilissimo nell'arrampicarsi sugli albe­ri. Pare uno scoiattolo. Un giorno scala una grossa quer­cia per prendere una nidiata di uccellini.

In un batter d'occhio è alla cima; ma la nidiata si trova all'estremità di un lungo ramo, che facilmente cede sotto i suoi piedi, e si piega.

Giovanni non si perde d'animo. Adagio adagio rag­giunge il nido e, ad uno ad uno, si pone in seno gli uccellini.

Fin qui, la cosa è andata liscia; ma il guaio consisteva nel ritornare verso il tronco! Difatti ecco che, ad un tratto, gli scivola un piede, ed egli rimane sospeso per le mani.

La posizione è critica assai. Giovannino lo intuisce e, dopo disperati tentativi per rimettersi sul tronco che sempre più cede, si lascia andare, molleggiandosi con precauzione e s'industria di cader ritto, sulla punta dei piedi e rimbalzando in avanti.

L'acrobazia riuscì a meraviglia; ma restò intontito dallo stramazzone preso da ricordarsene per un bel pezzo.


Giovannino è coraggioso ed intrepido. Trovandosi una volta in casa dei nonni materni, sentì parlare di spiriti e dire che in quella casa s'udivano dei rumori più o meno duraturi, ma sempre strani e spaventosi.

Una sera, nel più bello della veglia, si sente sul soffit­to un colpo, come di un cesto pieno di bocce; poi, un rumore sordo e lento, che va da un angolo all'altro della stanza.

Tutti tremano.

- Che sarà mai?!

- Gli spiriti, gli spiriti!

Tutti fuggono; Giovannino solo grida: - Voglio andar a vedere che cosa c'è. Prendete il lume.

Alcuni si fermano, prendono dei lumi e lo accompa­gnano per la scaletta di legno che mette al soffitto. Giovanni spinge la porta, entra e, alzando la lucerna, guarda attorno.

Non c'è nessuno; tutto è silenzio.

I presenti si affacciano anche loro; alcuni anzi entra­no; ma tosto dànno un grido e si precipitano fuori.

Un cesto da grano capovolto ondeggiava, si muoveva e avanzava lentamente.

Alle grida il cesto si era fermato; ma poi riprese a muoversi e venne ai piedi di Giovannino. Attento! È un cesto stregato!

Deposto il lume su una vecchia scranna, Giovannino si curva, stende le mani e lo tira a sé.

- Lascia!... Lascia!... - gli gridano in coro; ma egli non dà retta e coraggiosamente lo solleva.

Là sotto c'era una grossa gallina che la padrona aveva messo in soffitta a covare e aveva dimenticata.

Siccome nel cesto appeso al muro erano impigliati dei granelli di frumento, la gallina, affamata, aveva cercato di beccarli; ma il cesto, rovesciandosi, l'aveva fatta prigio­niera.

I discorsi che si facevano di spiriti, di magie e di streghe, e specialmente la paura, avevano fatto credere che si trattasse di cose orribili e diaboliche.

UNA RISATA CI RISCALDA ...


Una donna ritorna dagli Stati Uniti in aereo ed accanto a lei è seduto un prete.
- Padre – dice lei – posso chiederle un piacere?
- Certo figliola, se posso.
- Vede, padre, ho comprato un rasoio per donne molto buono e molto caro e temo di dovere pagare una tassa molto alta in dogana, visto che non è mai stato usato. Non potrebbe lei nasconderlo sotto la sua sottana?
- Certo che posso, figliola, l’unico problema è che non posso dire bugie.
- Bene – pensa la donna – in un qualche modo andrà bene – e gli da il rasoio.
In aeroporto il doganiere chiede al prete se ha qualcosa di dichiarare.
- Dalla testa fino al giro vita nulla, figliolo – risponde il prete.
Un tantino sorpreso il doganiere chiede:
- e dal giro vita in giù?
- Li giù – risponde il prete – ho un attrezzo per signore che non è mai stato usato.
Il doganiere scoppia a ridere e si rivolge al prossimo.


Il parroco di un piccolo paese festeggia il suo 20° anno di sacerdozio.
Inizia il suo discorso:
“Cari compaesani, è molto difficile per un parroco tenere un discorso. Ci sono diversi aneddoti che potrei raccontarvi, ma sapete anche voi che c’è il segreto confessionale”.
“Quando sono arrivato nella vostra comunità, 20 anni fa, mi sono domandato:
ma dove sono finito? Già alla mia prima confessione arrivò un tizio che mi confessò di aver tradito la moglie con la cognata e di averle trasmesso una malattia sessuale che si era preso dalla sua segretaria. Ma sì, alla fine in tutti questi anni ho capito che il vostro paese non è poi così malvagio e che questa era la sola eccezione.”
Dopo circa 15 minuti arriva il Sindaco, si scusa per il ritardo, sale sul podio e inizia il suo discorso:
“Mi ricordo benissimo quando arrivò il nostro parroco.
Ho avuto l’onore di essere il primo che lui ha confessato……”

I GIORNI DELLA MERLA

Mi piace riproporvi il post dello scorso anno.

I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio:

29, 30, 31, considerati i giorni più freddi dell'inverno.

Vi sono diverse leggende al riguardo, io preferisco questa molto intensa

LEGGENDA

Gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31, capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città.

Un merlo, una merla e i loro tre figlioletti erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova.

Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante.

Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola.
Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia.
Intanto continuava a nevicare.
La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore.Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo.
Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti che erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino.

Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole

  Immagini : www.midisegni.it


e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine.

Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola.

IL PAPA' DI GABRIELLA RINGRAZIA

Vi ricordate il post:

Lettera di un papà in cerca di ricordi?

Il signor Leonardo ringrazia noi tutti, per la partecipazione al suo dolore e l'affetto dimostratogli, con queste parole toccanti:

"Grazie signora Stella, anche se non ci conosciamo stai facendo una cosa
tanto grande per il mio ANGELO e per me. Mi sto emozionando tanto a leggere
quello che sta scrivendo tanta gente, io non sono molto bravo vicino a
questo grandioso strumento però sto cercando proprio per amore del mio
ANGELO di imparare spero al più presto.Per noi non è facile quando il
SIGNORE sotto i nostri occhi si porta via un figlio o una figlia, quello
che ci fa stare più sereni è che del mio ANGELO vive tutto, ci manca solo
fisicamente e di questo noi stiamo proprio male non riusciamo a farcene
una ragione.Tutta la famiglia di GABRI vi ringrazia tutti, se potete
ringraziateli voi anche perchè io non ho gli indirizzi.
UN ABBRACCIO LEONARDO FANULI"

OLOCAUSTO : la mail della quasi verità. Divulgate

SEMBRA IMPOSSIBILE!!!

Il Generale Dwight D. Eisenhower aveva ragione

nell’ordinare che fossero fatti

molti filmati e molte foto.

OLOCAUSTO

Esattamente, come è stato previsto circa 60 anni fa…

E’ una questione di Storia ricordare che,

quando il Supremo Comandante delle Forze alleate

(Stati Uniti, Inghilterra, Francia, etc.),

Generale Dwight D. Eisenhower,

incontrò le vittime dei campi di concentramento,

ha ordinato che fosse fatto il maggior numero di foto possibili,

e fece in modo che i tedeschi delle città vicine

fossero accompagnati fino a quei campi

e persino seppellissero i morti.

E il motivo, lui l’ha spiegato così:

'Che si tenga il massimo della documentazione

che si facciano filmati – che si registrino i testimoni –

perchè, in qualche momento durante la storia,

qualche idiota potrebbe sostenere

che tutto questo non è mai successo'.

'Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male,

è che gli uomini di bene non facciano nulla'.

(Edmund Burke)

Ricordiamo:

Questa settimana,il Regno Unito ha rimosso l’Olocausto

dai piani di studio scolastici

poichè “offendeva” la popolazione musulmana,

che afferma che l’Olocausto non è mai esistito...

Questo è un presagio spaventoso sulla paura

che si sta diffondendo nel mondo,

e che così facilmente ogni Paese

sta permettendo di far emergere.

Sono trascorsi più di 60 anni

dal termine della Seconda Guerra Mondiale.

Questa e-mail viene inviata come una catena,

in memoria dei 6 milioni di ebrei,

20 milioni di russi,

10 milioni di cristiani,

e 1900 preti cattolici

che sono stati assassinati, massacrati, violentati,

bruciati, morti di fame e umiliati,

nel mentre la Germania e la Russia

volgevano lo sguardo in altre direzioni.

Ora, più che mai, a fronte di qualcuno che sostiene

“L’Olocausto è un mito”,

è fondamentale fare in modo che

il mondo non dimentichi mai.


L’obiettivo che si vuole raggiungere inviando questa mail

è che venga letta da, almeno, 40 milioni di persone in tutto il mondo.

Sii un anello di questa catena

e aiuta ad inviare la mail in tutto il mondo.

Correggo

Krilù mi ha fatto sorgere un dubbio e quando ciò accade mi documento subito.

La mail risponde al vero,ma il governo inglese non ha mai proposto, né approvato, alcuna riforma dei programmi di insegnamento che preveda l’eliminazione della storia dell’Olocausto dal curriculum scolastico.


IL GIORNO DELLA MEMORIA

LA CANZONE DEL BAMBINO NEL VENTO (AUSCHWITZ) - I NOMADI

Per non dimenticare...

CHI HA INDOVINATO ?




Foto scattata ieri, 25 gennaio

Esattamente alle 16.45

Torino
, da un balcone di casa mia


Hanno indovinato Nunzia, il Folletto Paciugo e Paola.

Complimenti!


E ringrazio tutti per la viva partecipazione al gioco.


SOLE CON ALONE


Vi piace questo tramonto ?

Mi sapete dire a che ora e dove è stato eseguito lo scatto ?

PERCHE' AFFANNARSI ?

Perchè affannarsi tanto prima, quando poi dopo aver corso una vita si ritorna alle origini?
Perchè non sappiamo dare il giusto valore a ciò che di bello e di buono abbiamo già ?

Il turista e il pescatore

Sul molo di un piccolo villaggio messicano,
un turista si ferma e si avvicina
ad una piccola imbarcazione di un pescatore del posto.

Si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce
e gli chiede quanto tempo avesse impiegato per pescarlo.

Pescatore: ’Non ho impiegato molto tempo’

Turista: ’Ma allora, perché non è stato di più, per pescare di più?’

Il messicano gli spiega che quella esigua quantità era esattamente
ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua famiglia.

Turista: ’Ma come impiega il resto del suo tempo?’

Pescatore: ’Dormo fino a tardi, pesco un po', gioco con i miei bimbi
e faccio la siesta con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici,
beviamo insieme qualcosa, suono la chitarra, canto qualche canzone,
e via così, trascorro appieno la vita.’

Turista: ’La interrompo subito, sa sono laureato ad Harvard,
e posso darle utili suggerimenti su come migliorare.
Prima di tutto lei dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più.
Così logicamente pescherebbe di più. Il pesce in più lo potrebbe vendere
e comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa significa più pesce,
più pesce significa più soldi, più soldi più barche! Potrà permettersi un’intera
flotta!!Quindi invece di vendere il pesce all’uomo medio, potrà negoziare direttamente
con le industrie della lavorazione del pesce, potrà a suo tempo aprirsene una sua.
In seguito potrà lasciare il villaggio e trasferirsi a Mexico City o a Los Angeles
o magari addirittura a New York!! Da lì potrà dirigere un’enorme impresa!…

Pescatore: ’Ma per raggiungere questi obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe?’

Turista: ’25 anni forse’

Pescatore: ’….e dopo?

Turista: ’Ah dopo, e qui viene il bello,quando i suoi affari avranno raggiunto volumi grandiosi, potrà vendere le azioni e guadagnare miliardi!!!!!!!'

Pescatore:’…Miliardi?…….e poi?’

Turista: ’Eppoi finalmente potrà ritirarsi dagli affari,e concedersi di vivere gli ultimi 5/10 anni in un piccolo villaggio vicino alla costa,dormire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi, pescare un po’ di pesce, fare la siesta,passare le serate con gli amici bevendo e giocando in allegria!’

VENDETTA

Un mio caro amico, cattolico praticante, buono e altruista, dopo aver subito un grave torto, un giorno mi lasciò di stucco ed esterrefatta con la seguente rivelazione:

"Gliela farò pagare, io sono vendicativo".

Alla mia protesta, che non era da lui un comportamento simile, mi rispose che ne era consapevole e non poteva farci nulla.

Non riuscii a convincerlo che non si comportava secondo l'insegnamento evangelico...

E voi, siete vendicativi?

Citazioni sulla vendetta.

Dolce è la vendetta, specialmente per le donne. (George Gordon Byron).

È tanto più facile ricambiare l'offesa che il beneficio; perché la gratitudine pesa, mentre la vendetta reca profitto. (Publio Cornelio Tacito)

L'atrocità della vendetta non è proporzionale all'atrocità dell'offesa, ma all'atrocità di chi si vendica. (Nicolás Gómez Dávila)

L'odio è un tonico, fa vivere, ispira vendetta; invece la pietà uccide, indebolisce ancora di più la nostra debolezza. (Honoré de Balzac)

L'odio senza desiderio di vendetta è un seme caduto sul granito. (Honoré de Balzac)

La sete di vendetta prosciuga l'anima, la brucia e la consuma, e attraverso lo spesso strato di cenere non riuscirà mai più a germogliare nulla. (Alexandra Marinina)

La vendetta è il duello dei poveri. (Prosper Mérimée)

La vendetta è il piacere abietto di una mente abietta. (Giovenale)

La vendetta è in qualche modo una giustizia istintiva che proviene dagli dèi primitivi dell'inconscio. Essa mira a ristabilire un'uguaglianza basata sulla sofferenza inflitta in modo reciproco. (Jean Monbourquette)

La vendetta che sopravvive alla morte dell'essere odiato, che non è mai sazia, causa un tetro spavento. (Honoré de Balzac)

La vendetta non ha preveggenza. (Napoleone Bonaparte)

Nella danza delle vendette è più facile subire che condurre il gioco. (Jean Monbourquette)

Non c'è vendetta più bella di quella che gli altri infliggono al tuo nemico. Ha persino il pregio di lasciarti la parte del generoso. (Cesare Pavese)

Piacere e vendetta sono più sordi delle bisce alla voce di una decisione giusta. (William Shakespeare)

FROTTOLE


Due amici: uno pescatore e uno cacciatore,
si narrano ogni volta le rispettive avventure,
ma con gli anni sparano frottole sempre più grosse.

Un giorno decidono di dirsi per il futuro sempre la verità.

Giorni dopo si vedono e il pescatore racconta:
"Ieri sono stato a pescare e ho preso un'anguilla di 20 metri!".

"Boom!".

"Ma eravamo d'accordo che nessuno metteva in dubbio i racconti dell'altro".

"Va bene, ci credo".

E' la volta del cacciatore di raccontare le sue avventure:

"Ieri sono stato sui monti e ho abbattuto un alce enorme,
ma sono stato sorpreso dal guardiacaccia
e quindi gli ho dovuto sparare".

"Ma cosa mi dici?".

"Certo! Poi sono scappato in auto, ma mi ha fermato la polizia
e allora sono stato costretto a sparare pure a loro".

"Ma va là, ma cosa mi dici?".

"E poi mi sono nascosto in un bar e
sono stato circondato da una folla che mi voleva linciare;
allora ho preso il fucile...".

"E la miseria! Non mi vorrai far credere che...".

E il cacciatore:

"Senti, o accorci l'anguilla o faccio una strage!"

TI AMO . . .



Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera.
Sedevano vicini l'uno all'altra.

E la donna disse:
"Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti".

E l'uomo disse:

"Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni".

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse:

"Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni.
Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo".

E si separarono.

E l'uomo disse:

"Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia".

E la donna disse:

"Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?"

Gibran

VI E' MAI CAPITATO?

Abbracciare il cuscino e baciarlo pensando che sia la persona amata...

Dal sogno alla realtà, può succedere!

Lettera di un papà in cerca dei ricordi

Sono il papà di una ragazza di trent’anni a dir poco eccezionale, infermiera professionale che prestava servizio presso la clinica Antea di Roma dove si occupava di malati terminali. Nostra figlia tutti i giorni era a contatto con persone che lottavano contro la morte. Per lei il suo non era solo un lavoro ma una missione che svolgeva con professionalità. Tutto finì il giorno di ferragosto del 2008, un giorno che non potrò mai scordare per tutta la mia vita. Nostra figlia si trovava a casa da noi a Manduria per passare un periodo di ferie meritate e siccome il giorno di ferragosto è il compleanno di mia moglie Lucia, lei aveva voluto fare una festicciola con tutti i nostri parenti. Quel giorno trascorreva felicemente poi arrivò la sera ed ebbe inizio quella maledetta festa. Alle ore 21.45 mia figlia si mise al centro della pista per ballare una pizzica ed è stato in quel momento che si è verificata la tragedia: Gabriella, sotto gli occhi di tutti i nostri parenti, si accasciò a terra, ci furono attimi di terrore per tutti noi. La corsa in ospedale, prima a quello di Manduria e poi nella rianimazione dell’ospedale di Taranto. Le condizioni subito si presentarono gravissime. Chiaramente noi continuavamo a sperare e questa agonia durò per tre lunghissimi giorni quando nel primo pomeriggio del 17 agosto il medico della rianimazione ci diede la notizia che non avremmo mai voluto sentire: la nostra adorabile Gabriella non ce l’aveva fatta. Ci cascò il mondo addosso, però ci ricordammo subito della sua volontà di volere aiutare altri come aveva sempre fatto. Mettemmo in moto l’iter del prelievo degli organi che ne furono prelevati ben otto che furono trapiantati in tutta Italia. Di questo saremo sempre fieri di nostra figlia.

Adesso non mi rimane altro che vivere di piccole cose e una di queste è di poter scrivere un libro in suo onore. Solo che non mi nascondo a dire che pur avendo tanta voglia non so da dove iniziare. Ho frequentato solo la quinta elementare ma non mi perdo d’animo perchè oltre ai tanti amici che mi vogliano aiutare c’è la mia Gabriella che mi dà una mano e una forza grandissima. Scusate se scrivo tutto questo ma voglio il vostro aiuto per trovare materiale, esperienze, pensieri, preghiere di tutte le persone che hanno conosciuto mia figlia e soprattutto di coloro i quali hanno ricevuto i suoi organi o dei loro famigliari o di chiunque voglia esprimere qualsiasi cosa. Vi ringrazio anticipatamente e invito tutti ad inviare il materiale alla redazione di questo giornale che gentilmente mi aiuta in questa mia impresa all’email: redazione@lavocedimanduria.it

Leonardo Fanuli

pubblicata su "la Voce" il 13 gennaio 2011

Qualcuno di voi può aiutare il signor Leonardo?

RIEPILOGO


Le votazioni hanno dato i seguenti risultati



Raggio
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Elza
Mari
Costantino
Mary
Cri e Anna
Sciarada
Nonna Gianna
Lo


Shiri
Sandra
Paola
Erika
Liza
Folletto Paciugo
Mara
Elisabetta
Paola (Polvere di stelle)
Agave
Gaetano

STELLINA O STELLINO ?

oppure

immagini di Shiri

Cosa c'è di più divertente che cercare di indovinare il sesso di un bebé?

Allora, sarò nonna di Stellina o di Stellino?

Che cosa vi sentite?

17 gennaio 2011 : S. ANTONIO ABATE


C’è un proverbio toscano che dice: “L’Epifania, tutte le feste le porta via; Sant’Antonino le ravvia”.

Si tratta di S. Antonio Abate, la cui festa ricorre il 17 gennaio e dà inizio al Carnevale.

S. Antonio Abate è però soprattutto il protettore degli animali. Viene sempre raffigurato con molti animali domestici attorno, tra i quali un bel porcello.

Il suino è stato l’animale che in certo modo ha traghettato l'Europa cristiana dal medioevo all’epoca contemporanea. La sua carne, fresca, salata, affumicata, essiccata, insaccata, ha permesso la sopravvivenza dell’uomo, in un’epoca in cui non c’era il frigo o il congelatore. Carne squisita, calorica e sempre disponibile, in ogni stagione.

E tutta necessaria: “Del maiale non si butta via niente”… nemmeno la sugna, il grasso più scadente, con la quale, oltre all'uso culinario, si ungevano le ruote dei carri e ogni ingranaggio cigolante o forzoso.
Con la sugna gli uomini si facevano belli, ungendosi i baffi...

Gli animali erano così legati alla protezione di Sant’Antonio, che quando qualcuno di essi si ammalava era denominato “un santantonio”.

A questo riguardo forse molti non sanno che per fare la porchetta si prendeva proprio “un santantonio”, e cioè un maiale con qualche difetto. Ma la cottura nel forno a legna e la farcitura di aglio e spezie facevano della porchetta il modo più appetitoso di gustare la carne suina.

Oggi naturalmente la porchetta è tutta di prima qualità, e quella di Monte S. Savino è la più famosa.

Accanto a S. Antonio arde sempre un fuoco: "il fuoco di S. Antonio". La dolorosissima e pericolosa infiammazione virale era ed è comunemente così chiamata perché per la guarigione si invocava Sant’Antonio Abate, che aveva sopportato nel suo corpo piaghe dolorosissime scatenate da satana; un fuoco infernale, proprio come l'herpes zoster.
Numerosi ospedali (Ospedali del Tau) sorsero in tutta la cristianità per curare questa temibile malattia. I corpi piagati venivano unti con il grasso di maiale.

Le leggende popolari dicono che la notte di S. Antonio gli animali acquistano la virtù, cioè hanno la facoltà di parlare, e nelle stalle i contadini possono capire ciò che dicono le loro bestie.

Le bestie diventano umane.

Il contrario di ciò che molte volte è accaduto nel corso della storia, fino ad oggi, purtroppo.

Amicusplato


Proverbi

Sant'Antonio dalla barba bianca, se non nevica poco ci manca.
S'Antonio dalla barba bianca, fammi trovare quello che mi manca.....si invoca così sant'Antonio per ritrovare una cosa persa.......prova.

Per Sant'Antonio il freddo ha più unghie del demonio.


O salsicce o salsicciotto,

vino crudo e vino cotto,

sia pur l’osso del prosciutto,

Sant’Antonio accetta tutto.

E qualche volta era assai pretenzioso:

Ci darete, per assaggio

Cento libbre di formaggio

E, per grande devozione,

Di salsicce un milione.


Sant’Antuono, Sant’Antuono
tecchete ‘o bbiecchio e dance ‘o nuovo.


Sant’Antuono,
lampe e tuone.


Sant’Antonio fa il ponte
e San Paolo lo rompe.

Deve aver rubato il porco di sant’Antonio!

L’è un sant’Antone!

Va di porta in porta
come il porco di sant’Antonio.

A sant’Antoni di zenâr,
un’ore bielaual.

A sant’Antoni,
il frêt al va in demoni.

O ricissetti ‘i Sant’Antoniu
nesci ‘a gran friddura e trasi ‘a gran calura.



FIGLI ... NON IGNORATE I GENITORI

Sesè ha pubblicato una lettera, trovata in rete, di una mamma che ha scritto al proprio figlio.

E' talmente commovente e veritiera che ve la propongo.

Spero solo che molti figli la leggano e riflettano ...

C'è anche la versione di un papà che si rivolge al figlio con le stesse identiche parole.

Io reputo di non aver commesso questi errori nei confronti dei miei genitori e questo mi rende felice.


Se un giorno mi vedrai vecchia: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi…
abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose…
non mi interrompere…… ascoltami.
Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare…
Ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie , dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico...
io ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc.

Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso …
dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire ….. la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso .
Vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morta…
non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.

Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te e che ho tentato di spianarti la strada.

Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza, in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.

Ti amo figlio mio e prego per te, anche se mi ignori.


Rita mi ha fatto ricordare questa poesia che insegnavo ai miei alunni:

CHE COS’È UNA MAMMA
di Francesco Pastonchi

Una mamma è come un albero grande
che tutti i suoi frutti dà:
per quanti gliene domandi
sempre uno ne troverà.
Ti dà il frutto, il fiore e la foglia,
per te di tutto si spoglia,
anche i rami si toglierà.
Una mamma è come un albero grande.
Una mamma è come una sorgente.
Più ne toglie acqua e più ne getta.
Nel suo fondo non vedi belletta:
sempre fresca, sempre lucente,
nell’ombra e nel sole è corrente.
Non sgorga che per dissetarti,
se arrivi ride, piange se parti.
Una mamma è come una sorgente.
Una mamma è come il mare.
Non c’è tesori che non nasconda,
continuamente con l’onda ti culla
e ti viene a baciare.
Con la ferita più profonda
non potrai farlo sanguinare,
subito ritorna ad azzurreggiare.
Una mamma è come il mare.
Una mamma è questo mistero:
tutto comprende, tutto perdona,
tutto soffre, tutto dona,
non coglie fiore per la sua corona.
Puoi passare da lei come straniero,
puoi calpestarla in tutta la persona:
ti dirà: - Buon cammin, bel cavaliero! –

Una mamma è questo mistero

TUMORE AL SENO NELL' UOMO


Il tumore del seno viene spesso considerato una malattia femminile, ma in realtà può svilupparsi anche negli uomini: anche nell’uomo, infatti, sono presenti piccole quantità di tessuto mammario che, come succede nella donna, possono mutare e dare il via alla formazione del cancro e alla sua successiva diffusione negli organi vicini.

Nelle prime fasi della vita maschi e femmine presentano più o meno la stessa quantità di tessuto mammario, ma la situazione cambia con l’arrivo della pubertà quando gli ormoni femminili prodotti dalle ovaie fanno crescere dotti, lobuli e stroma nelle donne, mentre gli ormoni maschili tengono sotto controllo la crescita di tali tessuti negli uomini – che in genere hanno i dotti, ma pochissimi lobuli e tessuto adiposo.
Newsletter dell' AIRC Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro



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