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AIUTARE...
Aiutare gli altri è lo scopo principale delle cosiddette “professioni di aiuto” (medico, infermiere, psicologo, volontario, ecc.), nelle quali il rapporto tra curante e assistito ha implicazioni emotive spesso molto forti. Ma, quando l’operatore si fa troppo coinvolgere dai problemi di chi è stato affidato alle sue cure, può andare in burnout.
Con questa espressione si intende una particolare condizione di logorio psicologico (a volte anche fisico) provocato da una progressiva perdita di idealismo e di energia nel lavoro, accompagnata da una sensazione di impotenza e fallimento. E’ lo stress di chi avverte un forte squilibrio tra richieste e risorse, tra ideale e realtà, tra ciò che gli assistiti richiedono e le reali possibilità di rispondere ai loro bisogni.
E’ questo l’argomento trattato nel volume di Sandrin, camilliano, il quale, oltre a descrivere le premesse e le dinamiche del burnout, suggerisce anche alcune strategie per prevenirlo.
Io sono volontario Avo.
RispondiEliminaRifletto sul fatto che talvolta è facile farsi coinvolgere emotivamente da certi casi umani...
Penso che forse sarebbe utile leggerlo anche a me...
RispondiEliminaCiao Stellina, buon tutto, e un bacione
Ciao Stella, sono riuscita ad inserirti, ma non sai che tribolazione!!!! Risultavi bloccata. Sono contanta, ciaoo Diana B
RispondiEliminaA proposito del libro di Camillano, penso proprio che andrò a comprarlo perchè m'interessa leggerlo. Faccio parte di un'associazione di volontariato e non immagini quante volte mi trovo in situazioni difficili. Quando mi rendo conto che le strutture, la burocrazia e a volte il menefreghismo, non danno la possibilità di aiutare un anziano nei suoi giusti bisogni, credimi mi sento impotente e piena di rabbia.
RispondiEliminaCiao Stella sempre interessante ciò che pubblichi. Baciotti
Angelo, tutto questo ti fa onore.Non tutti hanno la tua volontà e la tua sensibilità.
RispondiEliminaBisogna avere la forza di non farsi coinvolgere emotivamente.
Cara Paola, un libro così fa bene leggerlo a tutti...
RispondiEliminaBuon tutto anche a te, un bacione.
Cara Diana, innanzi tutto ti comunico che mi sono iscritta tra i tuoi sostenitori grazie a te.
RispondiEliminaComplimenti per il tuo impegno sociale, sei ammirevole.
Penso che il libro ti sarà sicuramente utile.
Tanti baciotti anche a te.
anche la nostra è una professione d'aiuto, ti sembra??
RispondiEliminaquando ci sono problemi familiari (dei ragazzi, s'intende)che non posso risolvere, potrei andare in "burnout"... ciao Stella, sono agli sgoccioli!!!
Raggio, esulta...ed io con te!
RispondiEliminaSai,credo che il coinvolgimento si debba avere per fare una professione così con umanità,l'importante è sapersi tenere l'amore dentro e non il dolore così si prosegue senza danni ma arricchendosi interiormente, perchè si riceve molto più di quel che si da!
RispondiEliminaNon potrei farlo da 30 anni altrimentie sempre col sorriso!
Un bacio grande Stella;-)
Grande Aglaia, grazie del tuo pensiero!
RispondiEliminaStella...interessante..
RispondiEliminaUn bacione..
Però è il coinvolgimento che ci porta verso gli altri. Forse per non farsi distruggere non bisogna dimenticarsi anche un po' di noi, e sembra affermazione assurda tra tanto egoismo che ci circonda,ma molte persone dimenticano spesso di occupparsi di sè, e se non ci amiamo un po' e difficile poi amare anche gli altri. Felinità
RispondiEliminaCiao Stellina d'oro, sei grande, buon weekend
RispondiEliminaINteressante...consiglierò il libro a mia sorella che è un medico nefrologo che fa il suo mestiere con passione...
RispondiEliminaEl desgaste se produce cuando, ves las cosas y no ves soluciones.Y llega un momento que te sientes culpable, al pensar que no estás haciendo las cosas bien.
RispondiEliminaSaluditos
bisogna aiutare sempre
RispondiEliminaciao stella
Mia moglie svolge una di quelle professioni da te enunciate. Sul lavoro è quasi perfetta ma quando torna è sempre nervosissima ...
RispondiEliminaDavide, bacione grande.
RispondiEliminaFeli è giusto quello che affermi, ci vorrebbe una dose di sano egoismo...ho usato il condizionale, bada bene.
RispondiEliminaAdamus grazie, sei carinissimo.
RispondiEliminaBuon W.E.a te!
Pino, fai benissimo.
RispondiEliminaBuona fine settimana.
Victory, giusta osservazione, a volte pensiamo di sbagliare, ma dobbiamo affidarci ai medici.
RispondiEliminaCarissimi saluti
Andrew, sono con te!
RispondiEliminaMassimo anch'io a scuola ero impeccabile e poi mi sfogavo, si fa per dire, a casa.
RispondiEliminaNon siamo macchine, ma esseri umani e complimenti a tua moglie!
...Ma infatti...io credo (e perciò ammiro tanto chi lo fa)che per svolgere certe professioni,occorrono...innanzitutto una certa indole e capacità di distacco emotivo...poi...un personale equilibrio e tanta dedizione...
RispondiEliminaun bacio!
Luna, ottimo "quadretto"!
RispondiEliminaÈ una cosa piuttosto importante, anche perchè cadere nel burnout non permette più di aiutare come prima. Non sapevo ci fosse un nome specifico per questo problema, che tra l'altro non credevo fosse così comune. Se ne impara sempre una.
RispondiEliminaOrmoled, abbiamo sempre da imparare!
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