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LEGGENDE : LA ROSA DI NATALE (altamente tossica!)


Questo fiore era conosciutissimo fino dall'antichità e tenuto in sommo pregio per vantate proprietà medicinali.

In una favola si racconta che un pastore di nome Melampo, che era nello stesso tempo medico ed indovino, avendo osservato che il proprio gregge si purgava allorché si cibava di Elleboro, pensò di utilizzarlo come medicamento anche nelle malattie degli uomini.
Potè guarire, con questa medicina"miracolosa", la pazzia che aveva colpito le figlie di Preto, re di Argo, che si credevano di essere state tramutate in vacche. Fu chiamato "Purgatore", titolo onorifico: ottenne la fede nuziale di una di esse, una parte del regno di Argo ed una candidatura a divinità.

Il poeta latino Orazio consigliava di recarsi per la cura della pazzia sull'isola di Anticipa, in cui cresceva copiosamente.

F.D.Guerrazzi nel cap. XXVI dell'"Assedio di Firenze" esclamava: " Ah, storico, invece di spendere in inchiostro comprati Elleboro, tu sei pazzo."

Le virtù mediche di questa pianta furono esagerate.

Carneade la usò prima di scrivere a Zenone.

Gabriele D'Annunzio ne "La figlia di Iorio" lo ribadisce in chiave poetica: "Vammi in cerca dell'elleboro nero che il senno renda a questa creatura."

Oggi in India si brucia questa pianta accanto al letto delle partorienti, per affrettare il parto e perché lo spirito degli dei entri nella mente del neonato.

In tempi abbastanza recenti è stato bandito dalle farmacie, considerata pianta altamente tossica.



La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del
padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri
pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò
e chiese loro dove andavano cosi di fretta. Gli risposero che
quella notte era nato il bambino Gesù e che loro stavano andando
a rendergli omaggio portandogli della frutta, miele e una colomba
bianca.
La ragazzina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il
Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I
pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste
che cadde in ginocchio piangendo. Le sue lacrime cadevano nella
neve mentre guardava il cielo in quella notte così stranamente
luminosa. La ragazzina non sapeva che un angelo aveva assistito
alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le
sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore
rosa pallido. Felice, si alzò e le raccolse.
Adesso aveva qualcosa da portare in dono.
Partì subito verso la città e portò il mazzo di rose a Maria
come dono per il figlio appena nato.


Curiosità

La rosa di Natale in alcuni paesi viene chiamata anche Fiore di Sant'Agnese per il suo candore.
E' una pianta nota fin dai tempi più antichi. Dalla metà dell'800 fino ai primi decenni del 1900 ha costituito uno degli ornamenti principali dei giardini d'inverno, non solo nei Paesi nordici, ma anche in Italia.
In Inghilterra e in Germania viene ancora coltivata nei giardini, non più però come pianta da interni e non in tutte le numerose varietà che esistevano all'inizio del secolo.
Aveva tanto successo anche perché è di facile coltura, oltre che ha dei fiori molto belli, con foglie eleganti e durevoli.


  1. ciao Stella..che meraviglia questo post..mi sono venuti i brividi..

    Grazie per averlo condiviso con noi.

    Un abbraccio

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  2. Cara Stella come non dirti brava!!! questo post mi ha fatto conoscere una storia che ignoravo! Grazie di aver condiviso con tutti noi questo bellissimo racconto.
    Ti voglio bene!
    un abbraccio forte,
    Tomaso

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  3. grazie per queste storie meravigliose
    ciao Dany

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  4. Ciao Carissima preziosa Stella del Mio saracino Cuore,
    poteva mai questo nostro cielo stellato essere manchevole di una cosi radiosa stella? No all’infinito…. In poche parole, e dico poco, sei semplicemente FANTASTICA in ogni cosa che mostri fuori con tanto amorevole e passionevole grande cuore……

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  5. Elleboro: ne conoscevo solo il nome. Ho colmato una grossa lacuna!

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  6. che belle storie,Gianna...grazie!!ma la rosa di Natale,si trova da noi?un bacione ^;*

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  7. Molto bello questo post mamma Gianna,come citava spesso la mia insegnante di italiano..(tanti anni fa ormai :/)hai sapientemente unito l'utile al dilettevole.Grazie mamma Gianna,ti invio mille sacchi di baciotti!! :)) <3

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  8. e anche oggi ...è andata! abbiamo imparato altre leggende. un caldo abbraccio!

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  9. Che bellissima leggenda! Non la conoscevo.Le rose di Natale invece le conosco bene, in Germania sono conosciutissime, e sono il fiore simbolo del Natale.Infatti vengono regalate come da noi le stelle di natale. Ti auguro una felice serata dolcissima amica mia.

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  10. Sempre piacevole passar di qui e leggere tante storie e notizie interessanti. Un caro saluto, Fabio

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  11. Sono sparita per un po', ma rieccomi. Questa leggenda è proprio carina! Certo che è curioso il fatto che la rosa di Natale da pianta medica, curativa della pazzia, è diventatata pianta altamente tossica....ma i pazzi di quel tempo risolvevano la malattia crepando?

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  12. E' bello che qualcuna-o ci insegni queste storie, almeno sappiamo a nostra volta rispondere a qualcuno da dove nasce la leggenda della nostra amica Stella di Natale.
    Un grosso abbraccio Stellina.
    gaetano

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  13. Questo post è un bel regalo di Natale.
    Grazie Stella.

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  14. Conosco la rosa di Natale ( io la chiamvo rosa della neve), ne ho avuto una pianta in giardino fino aqualche anno fa. Poi è morta , ahimè. E poi conoscevo l'elleboro...come vocabolo e per alcune delle tue citazioni. MA ASSOLUTAMENTE NON AVEVO ASSOCIATO IL FIORE A QUEL NOME! E non sapevo tutte le interessanti notizie e nemmeno alcune belle narrazioni che citi. GRAZIE DAVVERO, STELLA.

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  15. Tomaso, ti voglio anch'io tantissimo bene!

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  16. Adriano, non si finisce mai d'imparare...

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  17. Eli, io confondevo la rosa con la stella di Natale...
    Ora ho le idee chiare.

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  18. Grazie Fabio.
    Da te è ancora più interessante...

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  19. mammaMarina, mi hai fatto ridere, sei forte...

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  20. Io non sono velenosa, Gaetano ahahahhhhh

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  21. Sandra quante cose io non so...e impariamo, che bello!

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